La tecnologia HDR rivoluziona l'intervallo dinamico delle immagini elettroniche
L'HDRI, sigla di high dynamic range imaging, è una tecnica utilizzata in grafica computerizzata e in fotografia per ottenere un'immagine in cui l'intervallo dinamico, ovvero l'intervallo tra le aree visibili più chiare e quelle più scure, sia più ampio dei metodi usuali. Le tecniche per la creazione di una HDRI si basano sulla tecnica di effettuare scatti multipli dello stesso soggetto ma a diverse esposizioni, in maniera tale da compensare la perdita di dettagli nelle zone sottoesposte o sovraesposte di ciascuna singola immagine. La successiva elaborazione della serie di immagini consente di ottenere un'unica immagine con una corretta esposizione sia delle aree più scure che di quelle più chiare.
High Dynamic Range Stereo - utilizzato dalla NASA per riprendere l'avvio di un razzo
High Dynamic Range Stereo X questo il nome della tecnologia utilizzata per la ripresa. Il problema delle riprese che hanno come protagonisti i gas di scarico dei razzi è la forte differenza di luminosità tra questi ultimi, incandescenti, e il resto della scena, dove i particolari del funzionamento delle parti del motore sono altrettanto importanti. In più, all'interno della stessa scia le temperature e di conseguenza i livelli di luminosità possono variare in modo sensibile, rendendo difficile una ripresa di qualità anche semplicemente regolando l'esposizione sulla luminosità della coda dei gas incandescenti. Il progetto HiDyRS-X nasce proprio per affrontare questo problema e lo fa con una ripresa ad alta velocità a livelli di esposizione differenti che vengono poi fusi in unvideo slow-motion HDR. Il progetto è nato dall'iniziativa NASA Space Technology Mission Directorate’s Early Career Initiative, che dà la possibilità a 5 giovani ingegneri di guidare e sviluppare progetti di innovazione dell'agenzia spaziale statunitense. Il risultato assomiglia molto a un rendering per un film di fantascienza, ma invece racchiude informazioni molto preziose per i tecnici per comprendere al meglio le dinamiche del flusso dei gas espulsi dal razzo. Protagonista del test il vettore Space Launch System Qualification Motor 2, QM-2, in scala reale, dopo che alcuni test della tecnologia erano stati applicati a esemplari in scala ridotta. Rispetto a questi ultimi, avvenuti in laboratorio, il test del vettore in scala reale è avvenuto in un remoto luogo dello Utah dove il sistema di ripresa e il team di controllo dovevano operare in modo totalmente autonomo. In più, sempre rispetto ai test i scala ridotta, una volta acceso il razzo non poteva essere spento e fatto ripartire, quindi la ripresa doveva essere del tipo 'buona la prima'. Nonostante tutte le precauzioni la ripresa ha incontrato qualche problema ed è riuscita a salvare solo tre minuti di filmato. Innanzitutto nel momento dell'accensione del razzo un problema al temporizzatore del sistema stava per non far partire del tutto la ripresa, ma la presenza di un controllo remoto manuale ha permesso bypassare il sistema automatico e iniziare manualmente la registrazione. In seguito le vibrazioni indotte dal razzo hanno portato al distacco del cavo di alimentazione della videocamera, con il suo conseguente spegnimento. In ogni caso, a parte la delusione per i problemi incontrati, il test ha permesso ai tecnici di osservare particolari del funzionamento del razzo mai visti prima.
Fonte: Wikipedia / QUOTIDIANO.NET