La Steadicam nel cinema

11.01.2017 10:48

La steadicam (o steadycam nel caso si tratti di sistemi prodotti da case diverse dalla Cinema Products o dalla Tiffen) è un supporto meccanico, su cui può essere montata una macchina da presa, o una telecamera, sostenuto dall'operatore per mezzo di un sofisticato sistema di ammortizzazione agganciato ad un "corpetto" indossabile. Grazie al corpetto, l'operatore (detto steady-man) ha le mani libere per controllare la macchina, ed allo stesso tempo può muoversi liberamente, o addirittura correre, senza che il sistema da lui sorretto riceva vibrazioni e oscillazioni eccessive (essendo collegato al corpetto da un braccio con molle o pistoni a gas - a seconda del modello). Al posto del mirino classico, si adotta un piccolo monitor di servizio, che consente di tenere d'occhio l'inquadratura ed anche il terreno sul quale si cammina. Introdotta a metà degli anni settanta dall'operatore Garrett Brown, rappresentò subito una piccola rivoluzione, scatenando la fantasia dei registi. La steadicam può essere infatti utilizzata nelle situazioni più disparate, dalle carrellate tipiche del cinema, alle riprese sul palco di un concerto, o a quelle effettuate in luoghi angusti, dove altre attrezzature più ingombranti, come i dolly, non possono arrivare o necessitano di tempi di messa in opera troppo lunghi. È inoltre utilizzata spesso nelle riprese di scene d'azione o di guerra, poiché le immagini ottenute riescono a simulare il punto di vista dei protagonisti, aumentando il realismo e, di conseguenza, la partecipazione dello spettatore.

Garrett Brown (6 aprile 1942) è un direttore della fotografia statunitense che prima di fare l’inventore aveva fatto anche il cantante folk, con un discreto successo. In un’intervista al New York Times raccontò di aver inventato la Steadicam per necessità: negli anni Settanta gli capitò infatti di lavorare come tecnico per un’agenzia che girava video pubblicitari. Succedeva quindi spesso di dover preparare e montare tutte le cose necessarie a fare riprese con un “crane” (la mini-gru), un “dolly” (la cinepresa su binari) o una cinepresa montata su un’auto. Era un lavoro lungo e faticoso, in cui bisognava maneggiare strumenti pesanti. Brown, che era anche appassionato di vela, pensò quindi di aggiungere alla cinepresa un “gimbal”: in italiano si chiama “sospensione cardanica” e serve a evitare che, per via delle onde, bussole o strumenti simili si inclinino troppo durante la navigazione. Il gimbal è quindi, in breve, un sistema di pesi e contrappesi che riesce a mantenere stabile un oggetto, a prescindere da dove si trovi.

L’utilizzo della Steadicam nel cinema

Nel 1976 il regista John G. Avildsen stava girando un film sulla boxe con un sacco di problemi e un protagonista sconosciuto: Sylvester Stallone. Quel film sembrava essere destinato a diventare un progetto inutile e fallimentare e invece diventò Rocky: parte del merito fu di un cameraman che, mentre Avildsen stava pensando a come girare un’importante scena in cui il protagonista corre per Philadelphia, gli fece vedere la video dimostrazione di un nuovo strumento a cui un certo Garrett Brown stava lavorando da un po’ di tempo. Brown era un inventore appassionato di cinema; il video promuoveva quello che allora era un prototipo e si chiamava “stabilizzatore Brown” e che sarebbe poi diventato la Steadicam. Nel video c’era anche un pezzo in cui aveva ripreso la sua ragazza mentre correva sulla scalinata davanti al Philadelphia Museum of Art (dove oggi c’è una statua dedicata a Rocky Balboa). Avildsen vide quella scena e decise di rifarla praticamente uguale nel suo film, facendola riprendere proprio a Brown, con quel suo nuovo strumento. Prima delle Steadicam le riprese di persone che camminavano o correvano dovevano essere fatte preparando prima binari su cui mettere un carrello con una cinepresa, usando gru o bracci meccanici per riprese dall’alto o, più semplicemente, accontentandosi di riprese molto mosse.

Prima ancora che in Rocky la Steadicam fu però usata in Questa è la mia terra, un film del 1976 con David Carradine che vinse l’Oscar per la Migliore fotografia, Anche in quel caso fu Brown a girarla e anche in quel caso fu la prima volta in cui successe qualcosa di altrimenti impossibile. Dopo una scena dall’alto girata con una cinepresa messa su una mini-gru, quella stessa cinepresa segue, senza nessuno stacco, il personaggio che cammina su un terreno dissestato, in spazi piuttosto ristretti. In pochi anni la Steadicam fu perfezionata e divenne sempre più usata. Nel 1980 Brown riprese per Stanley Kubrick la scena del triciclo di Shining, ri-girandola 35 volte per farla proprio come la voleva il meticoloso regista.

Nel 1990 Martin Scorsese usò una Steadicam per riprendere una delle migliori scene della storia del cinema (e la più bella che Scorsese pensa di aver mai girato): quella di Quei bravi ragazzi in cui il protagonista Henry Hill accompagna la sua fidanzata al Copacabana, un ristorante e nightclub a cui accedono dal retro, passando per le cucine. La scena fu girata in piano-sequenza, cioè tutta in una volta, senza tagli. Nel 2002 la Steadicam fu usata anche per Arca russa, un film di 96 minuti ambientato nel Palazzo d’inverno di San Pietroburgo e girato in un unico piano-sequenza, tutto in Steadicam. 

 

Fonti bibliografiche: “Il Post” - Wikipedia